Cos’è il Mediterraneo? Un modello di conoscenza distribuito. Cosa significhi questo è facile da spiegare. Basta prendere in mano una rete. Una semplice rete da pesca. E porsi qualche domanda. Chi l’ha inventata? E come mai è sempre così dannatamente simile da un lato all’altro del Mediterraneo? Perché viene costruita con la stessa logica nei porticcioli spagnoli, accanto a Patrasso in Grecia, sulle coste italiane, in località mediorientali dai nomi lontani che ricordano il Mediterraneo di Roma? O nel mare del Nord Africa, nelle isole dell’Egeo, sulle coste della Turchia? Per un motivo: il Mediterraneo non è mai stato un mare chiuso. Ma sempre aperto. Al sapere, alla conoscenza condivisa.

Amedeo Feniello e Alessandro Vanoli, Storia del Mediterraneo in 20 oggetti, Laterza, 2017

A Slow Fish le città del Mediterraneo si incontrano per continuare a scambiarsi conoscenze, condividere problemi politiche e soluzioni.

E Genova è il contesto perfetto per celebrare questo incontro.

L’identità delle città del Mediterraneo è profondamente plasmata dal mare. Dall’architettura alla cultura fino alla gastronomia, non c’è ambito che non racconti il respiro del mare. Tuttavia, non è solo di apertura, cultura, gastronomia e bellezza che è fatto questo rapporto.

Una parola che viene spesso in mente, pensando alle città e alla loro relazione con il mare è, al contrario, fragilità.

Un equilibrio compromesso

La costa mediterranea registra la presenza di molte attività antropiche, che rappresentano un importante fattore di degrado dell’ecosistema marino. I problemi che le città del Mediterraneo hanno dovuto o debbono tuttora affrontare sono di natura variegata. Tra gli impatti più pesanti, si registrano fattori di inquinamento: dalle acque di scarico e i deflussi urbani ai rifiuti solidi prodotti nei centri urbani lungo il litorale fino agli effluenti industriali, che costituiscono un’importante fonte di contaminazione per l’ambiente marino.

Né va dimenticato che l’urbanizzazione del litorale costituisce uno dei principali problemi della regione mediterranea, che spesso comporta una perdita di biodiversità attribuibile alla distruzione e all’alterazione fisica degli habitat. I problemi legati alla cementificazione del litorale sono diffusi in tutto il Mediterraneo e, generalmente, sono causati da uno sviluppo sfrenato, in particolare delle infrastrutture turistiche. Le città che cambiano: l’esempio di Taranto e i nuovi ecosistemi per la resilienza urbana.

Ritorno alla civiltà mediterranea

Come possiamo rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili? L’impatto delle città sugli ecosistemi marini è evidente, concentrando inoltre criticità sociali ed economiche. Tuttavia le città possono anche essere le principali attrici del cambiamento e questa consapevolezza si sta facendo strada fra le amministrazioni cittadine in tutto il mondo.

Sono già moltissime le esperienze che fanno scuola, sperimentando pratiche innovative e un approccio sistemico. Ed è su queste esperienze che vogliamo dare valore, unendo diversi sguardi che creino un momento di riflessione sul presente e sul futuro delle città, sui percorsi di rigenerazione urbana che possono trasformare i punti di debolezza in punti di forza.

Organizzato da Slow Food e Regione Liguria con il patrocinio della Città di Genova, Slow Fish 2023 è a Porto Antico, Genova, dall’1 al 4 giugno. Iscriviti alla newsletter di Slow Food per essere informato su tutte le novità. #SlowFish2023

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