Ne abbiamo parlato molto, e finalmente è arrivata. Aspettando Slow Fish Alassio è stata una due giorni intensa, tra esperienze di degustazione, il mercato dei produttori ed esperienze coinvolgenti come l’asta del pesce, oltre a dibattiti volti a far scoprire l’altra anima della città.
Un’anima meno commerciale, più culturale, che si inerpica tra i giardini delle colline o che va fino al porto e, di lì, punta diritta verso il mare.
Ora guardiamo a Genova, ma facciamo già tesoro di quanto abbiamo visto e appreso ad Alassio, aspettando Slow Fish.
Prendiamoci cura della “cornice” in cui siamo inseriti
Nella conferenza inaugurale, dedicata alla Seconda anima di Alassio, il vicepresidente di Slow Food Italia Raoul Tiraboschi parte da un concetto che, a Slow Fish, è sotto gli occhi di tutti. La bellezza. Impossibile fare altrimenti in una giornata di sole e di azzurro ad Alassio, in una primavera inoltrata che ha gli odori delle erbe aromatiche e della salsedine.
«Questa bellezza parla da sola, vorrei quindi iniziare con un ringraziamento alla natura. Quello che voi vedete qui, in piazza Partigiani è un pezzetto di quel che è Slow Food, l’idea del buono, pulito e giusto. Apriamo la porta alle attività culturali, prendiamoci cura, ognuno, del pezzettino di questa cornice di natura in cui siamo inseriti e che ci ospita. Il cibo è una cartina di tornasole per la realtà in cui viviamo. Insieme, il buono, pulito e giusto lo possiamo declinare nel modo migliore».
Alassio tra le colline: Cultura significa coltivare

Tra le esperienze a cui abbiamo dato voce c’è quella, bellissima, dei giardini della Villa della Pergola. A parlarne è stata Alessandra Ricci, communication manager della struttura. «Cultura significa coltivare e noi, come popolo italiano sappiamo farla. Dobbiamo migliorarci ancora nel comunicarla, di mettere in rete le diverse esperienze. Il lavoro di Slow Food, negli anni è encomiabile e, quanto a noi, nei confronti del territorio abbiamo fatto un gesto di folle amore, salvando i terreni di Villa Pergola e la villa stessa, recuperando tutte le connessioni con le famiglie proprietarie della villa».
La storia della villa è una storia meravigliosa, una storia che parte da un abbandono e che, grazie a questo “folle amore” diventa un giardino aperto al pubblico, e poi un’attività di ristorazione, in cui il giardino è fonte di ispirazione viva, nelle ricette dello chef Giorgio Pignagnoli. «Abbiamo aperto al pubblico i giardini nel 2012, facendola diventare un patrimonio comune di tutto il territorio. In quell’occasione, si sono presentate 15.000 persone, una risposta davvero eccezionale. Abbiamo quindi aperto un’attività ricettiva e di ristorazione, il Nove di Villa Pergola, Stella Michelin dove il giardino vive in un’ottica di centimetro zero e dove ci proponiamo di coinvolgere tutti i sensi».
Qualche esempio in un’ottica Coast to Coast? Un piatto che si chiama “Polpo, lunache, mandorle e dragoncello”, ma anche l’ACE della Villa, realizzato con un concentrato degli agrumi del giardino.
Alassio sul mare: educare al valore del pesce dimenticato

L’altra Alassio non si trova solo sulle colline, custodita in giardini o in percorsi che portano fino ad Albenga, con la Via Iulia Augusta o, a Moglio, con la strada dei tonnarotti. Si può anche restare sul mare e spingersi, sulla costa, fino al porto Luca Ferrari della Marina di Alassio. È qui che domenica si è svolta l’asta del pesce e che hanno sede l’Acciugotto e l’Ittiturismo l’Isola, che abbiamo avuto il piacere di raccontarvi, e dove abbiamo avuto il piacere di pranzare, anche.
A portare la testimonianza di questa realtà preziosa è Micol Basso: «Siamo felici di fare scoprire il porto al pubblico, la nostra missione è educare le persone al valore del pesce povero, che preferiamo chiamare “dimenticato”. Facciamo la bottarga di lanzardo, il machetto con le acciughe pestate, che abbiamo rivisitato e riscoperto, avviando una produzione di conserve artigianali».
Nel nostro pranzo, noi abbiamo provato le linguine di cavalla (è il pesce lanzardo, ndr) “rattata”, una specie di bottarga ricavata dal pesce lanzardo essiccato e il carpione di acciughe, oltre a un crudo di tonno alletterato e gamberi rosa. Consigliamo a chi legge di spingersi fin qui, verso l’Alassio che non ci si aspetta, e di portarsene a casa un pezzetto.
Sia esso l’olio o il vino di riviera, un pesce dimenticato, l’agrume di un giardino prezioso, un miele, un formaggio, un’erba spontanea… Alassio non ha due anime ma cento, e val la pena di scoprirle o riscoprirle tutte.
di Silvia Ceriani, info.eventi@slowfood.it