Le Mariscadoras: una lotta di genere dipinta di blu

26 Aprile 2023

«Tagliano le reti dei pescatori, mangiano le uova delle nostre specie autoctone, hanno un diametro di ben 20 centimetri, feriscono i bagnanti e vivono nelle acque più basse, dove la temperatura è aumentata. Anche d’inverno, quando passeggiamo sul mare, li troviamo morti sulla spiaggia. È un’urgenza evidente». Ilaria Cappuccini, responsabile della comunicazione e di marketing di BlueEat mi sta parlando del granchio blu: una specie aliena autoctona delle coste atlantiche del continente americano, che si è diffusa e, pericolosamente, adattata ai nostri mari.

Durante Slow Fish 2023 avremo occasione di sentirne delle belle – e meno belle – sulle diverse specie aliene sbarcate nei nostri mari. La start up romagnola Mariscadoras è un esempio ambizioso di cinque giovani donne unite per dare una soluzione alla problematica invasiva del granchio blu, ma non solo.

La prima cosa che faccio è googolare “Mariscadoras”. Questo termine, deriva dallo spagnolo mariscos, “frutti di mare”. Le Mariscadoras sono, infatti, le donne che si dedicano alla raccolta di vongole e molluschi sulle rive sabbiose della Galizia. Un lavoro sottostimato e sottopagato. 

Le Mariscadoras e l’origine del progetto BluEat

Mi spiega Ilaria: «Mariscadoras ha un corrispettivo nel dialetto romagnolo: sono le cosiddette “poveracciaie”, alle quali non era concesso andare in barca con i pescatori perché si pensava portassero sfortuna. Il solo compito a cui erano relegate, pertanto, era quello di andare a raccogliere le vongole sulla spiaggia e venderle al mercato». Ecco da dove nasce il nome della start up romagnola: preso in prestito dall’Associazione “Mariscadoras” creata da donne galiziane che lottano per la parità di genere nel mondo della pesca.

Il progetto BluEat ha origine da una vera e propria richiesta da parte dei pescatori del Mediterraneo. «Carlotta, la biologa marina del nostro team, ha partecipato ad un progetto con la Fondazione Cetacea, un’organizzazione senza scopo di lucro che si occupa di tutelare le tartarughe marine» mi spiega Ilaria. «Per tre mesi Carlotta ha girato il Mediterraneo con la missione non solo di ripulire le spiagge e recuperare gli animali marittimi in difficoltà, ma anche di reperire dati scientifici. Grazie a questa esperienza ha avuto l’opportunità di parlare con molti pescatori locali. È proprio così che facciamo la scoperta che ha dato vita al nostro progetto».

Ogni giorno, infatti, questi pescatori pescavano enormi quantità di granchi blu senza volerlo e finivano per buttarli perché al mercato nessuno li comprava. «Questi stessi pescatori ci hanno trasmesso una problematica reale e impellente a cui abbiamo tentato di dare una risposta immediata» conclude Ilaria.

Un cambio di rotta: da emergenza a risorsa

Le ripercussioni della diffusione di questa specie aliena nel Mar Adriatico sono in parte di dominio pubblico in parte no. Da una parte, la diffusione del granchio blu ha effetti disastrosi per l’ecosistema adriatico che solo chi lavora nel settore può realmente percepire. Dall’altra nel nostro Pese, dove ogni estate si contano milioni di turisti, ci sono stati casi di persone rimaste ferite da questi crostacei che hanno letteralmente invaso le spiagge.

«Questi episodi comportano pesanti conseguenze sul turismo della costa romagnola: un problema sotto gli occhi di tutti» sottolinea Ilaria. Anche per questo motivo il progetto BlueEat ha il costante supporto del Comune di Rimini, del sindaco e di tante figure istituzionali che sostengono questa lotta.

Ma non esiste solo il lato tragico della medaglia. Dirottare la narrazione comunicativa del granchio blu, da specie aliena dannosa per l’ambiente a risorsa per le comunità dei pescatori, rappresenta una sfida ambiziosa per le Mariscadoras. «Con il nostro progetto ci impegniamo a sensibilizzare il pubblico sulle opportunità rappresentate da questo crostaceo alloctono. Si utilizza il termine “alieno” perché si tratta, sostanzialmente, di una specie sconosciuta, ma quest’espressione abbinata a un prodotto alimentare si porta dietro una connotazione negativa. Le persone associano questo termine a un cibo dannoso, non salutare da mangiare» commenta la responsabile marketing di BluEat.

Il Laboratorio del Gusto – 1 giugno ore 18:00 – Sala Reale Mutua, Calata Falcone e Borsellino

Il 1° giugno alle 18:00 Le Mariscadoras partecipano a Slow Fish al Laboratorio del Gusto con una degustazione, potremmo dire, “aliena”. Attraverso un antipasto e un primo piatto ci fanno scoprire il sapore di questa specie: il crostino di maionese al granchio blu e la pasta di Martino al sugo di granchio blu. In abbinamento i vini di Banca del Vino.

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Il granchio blu: buono, sostenibile, sano

Era dunque necessario un cambio di rotta. Le cinque riminesi il termine “alieno” preferiscono non utilizzarlo: attraverso la narrazione del prodotto cercano di evidenziare che, è vero, si tratta di un crostaceo altamente invasivo e dannoso per l’Adriatico, ma non per la nostra salute.

«La comunicazione di BluEat si basa essenzialmente sul rispetto dell’ambiente marittimo» chiarisce Ilaria. «Non abbiamo mai nascosto il fatto che questa specie vada rimossa dal nostro mare. A differenza del salmone degli allevamenti intensivi, pieno di microplastiche, la carne dei nostri granchi blu, che si riproducono proprio qui, nel mare Adriatico, presenta ottime proprietà nutritive. In più la pesca dei granchi è una pratica altamente sostenibile dal punto di vista ambientale. Il nostro è un marchio non solo di garanzia e di qualità, ma anche di tracciabilità. L’intento è quello di dirottare il consumo dalle nostre specie autoctone a quello dei granchi blu. Un’azione importante per contribuire a liberare i nostri mari».

Oltre a lavorare sulla comunicazione e di conseguenza sulla percezione comune le Mariscadoras si sono messe ai fornelli, trovando una soluzione a una problematica che si può riscontrare acquistando il granchio blu. Commenta Ilaria: «È un crostaceo difficile da pulire, da maneggiare, da cucinare. Inoltre, la resa del peso totale è bassissima: spolpato a mano, da un chilo di granchio blu si ottengono solamente 120 grammi di polpa». «Abbiamo pensato quindi a un granchio già spolpato, un sugo pronto da utilizzare per ottenere, in pochi minuti, un piatto di pasta al sapore di mare».

Le Mariscadoras hanno creato una vera e propria micro filiera attraverso l’attivazione di una partnership con l’azienda Tagliapietra, che dal 2021 ha ampliato la propria offerta introducendo una nuova linea di prodotto, dedicata proprio ai granchi blu. «Loro comprano il granchio, lo trasformano da materia prima a prodotto finito. Noi non avremmo le risorse tecniche interne, a partire dai macchinari necessari: questa cooperazione ci consente di attuare un processo produttivo completo» afferma Ilaria. 

Il futuro delle poveracciaie

Attualmente la vendita di BluEat si basa sul canale B2B, in particolare sono presenti nel settore della ristorazione, ma anche nella Gdo. Le Mariscadoras, però, gurdano anche al di là dei confini italiani: «Dal 25 al 27 aprile saremo a Barcellona per il Seafood Expo Global e a fine maggio voleremo a Chicago dove abbiamo diversi buyers interessati a comprare i granchi del Mar Adriatico». Se a oggi la loro maggior conquista è l’aver reso questo crostaceo commercializzabile in tutta Europa, il granchio blu è solo l’inizio.

Le Mariscadoras stanno infatti pensando di proiettarsi verso altre specie aliene. Questo sarà possibile grazie a una collaborazione già in auge con Chiara Pavan, stella Michelin di Venissa. Questa giovane chef cucina da tempo diverse tipologie aliene, come meduse e pesce serra, senza mai perdere di vista la sostenibilità. Ilaria, soddisfatta, continua: «Grazie a lei, vogliamo proiettare la nostra attenzione futura verso altre specie aliene. Oltre al granchio blu ce ne sono tantissime!».

La ricetta di Ilaria: polpette di granchio blu (per 4 persone)

  • Pane raffermo 100gr
  • Latte 30ml
  • Polpa di granchio 200gr
  • 2 uova-sale q.b.
  • Pepe q.b.
  • Timo q.b.
  • Pan grattato q.b.
  • Rosmarino q.b.
  • Olio di semi 1l oppure salsa di pomodoro 400gr

Ammolla il pane raffermo nel latte. In un mixer unisci il pane ammollato e strizzato, polpa di granchio, uova, sale, pepe e timo. Crea delle polpette grandi come una noce con le mani. In una ciotola sbatti 1 uovo e 1 pizzico di sale. Passa le polpette in una ciotola con del pan grattato e del rosmarino tritato, poi nell’uovo sbattuto e poi nuovamente nel pan grattato. Friggi le polpette in olio bollente oppure servirle con salsa al pomodoro.

Conclude Ilaria: «Ci definiamo tutte donne di mare, siamo nate qui, per noi il mare è vita e ognuna di noi è legata al mondo del mare da sempre, da generazioni: le nostre nonne erano delle “poveracciaie”. Per noi è tradizione, è parte della nostra essenza e delle nostre vite quotidiane». La salvaguardia del mare e la lotta per i diritti delle donne compongono la missione quotidiana di questa società tutta al femminile, senza dimenticare chi come Luigi Consiglio, presidente di Gea Consulting sta offrendo supporto e consulenze a questa giovane start up.

Allora evviva le antiche poveracciaie e le nuove Mariscadoras, pioniere della nuova chiave di lettura di questa specie dipinta di blu e portatrici di un importante messaggio sull’empowerment femminile e sui diritti delle donne, motivi per i quali hanno ottenuto importanti premi e riconoscimenti.

di Cecilia Cacre, info.eventi@slowfood.it

Organizzato da Slow Food e Regione Liguria con il patrocinio della Città di Genova, Slow Fish 2023 è a Porto Antico, Genova, dall’1 al 4 giugno. Iscriviti alla newsletter di Slow Food per essere informato su tutte le novità. #SlowFish2023

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